mercoledì 23 marzo 2011

Categorie della gioventù paesana. (Ogni riferimento non è casuale)


Ho imparato che comprendiamo e impariamo a comprendere solo in funzione della sedimentazione di concreti casi che generano, attraverso la riflessione, la categoria e la norma.
Mi spiego.
Perché possiamo dividere in specie o più semplicemente in gruppi un insieme è necessario che un lungo lavorio ci conduca ad analizzare i diversi casi che il caso ci porta a considerare.
Insomma, è necessario un lavorio casistico che ci porti attraverso gli uomini  per identificare le caratteristiche delle categorie di uomini (quando diciamo “quella donna è una puttana”, ndr. viva le vere puttane!, lo facciamo in funzione di una serie di caratteristiche che il comune pensare ci fornisce), orbene è necessario a monte conoscere tanti tanti uomini per dividerli in gruppi (pezzenti,presuntuosi,d’animo nobile ecc. ).
Come il lettore comprenderà la mia è l’analisi “brulla” di chi per tedio e per diletto scrive, non la si prenda per vera teoria.

Posto ciò, rientriamo in paese.
Altrove ho detto che il paese vive di categorie e di etichette, di stereotipi che imbrigliano i paesani ed io , che sono mente mediocre e ho la curiosità d’un’arguta massaia (sempre di paese ,s’intenda), mi diletto ad affibbiarle ai paesani.
Intendiamoci. Lo stereotipo è la camicia di forza dell’intelletto e della creatività che costringe gli uomini piccoli a stupide elucubrazioni che da un giorno all’altro diventano forbite teorie; le mie sono le chiacchiere di chi, guardando guardando,s’è fatto un pensiero.
Per quel lettore che voglia verificare si faccia un giro , senza troppe attenzioni , in un piccolo paese non lontano dalla grande città ma abbastanza per farci la vendemmia in Ottobre e una processione folcloristica nel mese di Gennaio.

Nella smania di spulciare tra la gioventù (termine che s’usa poco , forse perché allusivo d’un indirizzo socioculturale del secolo passato o forse perché s’è soliti rimpiazzarlo con “i giovani” , sottraendovi la compattezza che gioventù aveva e giovani perde … ma non inoltriamoci troppo) ho visto camminare tra le strade del paese, se volete , del mio paese, camminandoci io stesso : signorotti del paesello, signorotti presunti (e mal riusciti) e i paesani sbagliati.

I signorotti presunti (e mal riusciti).
È questa la categoria che più d’ogni altra m’appassiona, quella che più stuzzica i sensi e la curiosità, che mi porta a sorridere con bonarietà d’una parte del paese.
Son  questi  quei paesanotti , nati in paese o comunque cresciuti da sempre tra i quattro palazzi della piazza , che per una ragione o per un’altra si credon signori , appunto signorotti presunti e spesso mal riusciti. Sono quei tipi baldanzosi che vestendo “guarnizioni” spesso curiose  finiscono con l’essere la copia non riuscita d’un prototipo malamente scimmiottato.
Tali giovinotti e giovinotte (neologismo per la verità orrendo ma necessario )sono forniti e armati da padri e madri, paesani anch’essi, che quasi per riscattarsi da un provincialismo da cui si sentono appiccicati  e che hanno tentato di scalzare in tutti i modi( lei impupazzandosi a dismisura  e prosciugando le tasche del marito per compiacersi della signorilità conquistata, lui motorizzandosi perché potesse far vanto dell’ammirazione del paesano , povero disperato, ancor’ paesano )coprono i figlioli d’ogni stupidità perchè possano farne sfoggio. Ecco , lettore mio , che la stupidità spesso finisce per trionfare ove tali signorotti prendono a riunirsi e quando lo fanno … bontà divina … diventa tutto un pullulare di scimmiesche rappresentazioni e  apparizioni ,a loro volta, mal riuscite imitazioni delle costumanze d’un vivere sociale che i paesanotti nostri trasformano in una divertente parodia d’un mondo cui, forse meritoriamente, si sforzano in ogni modo d’appartenere.
Poveri i nostri “signorotti mal riusciti” spesso s’aggirano solitari tra le strade della città come signori senza casato, duchi senza ducato sicchè , senza rendersene conto, s’affaticano per tornare al loro paesello diventando zimbelli del signore di città che ebbe a conoscerli e continuando a sentirsi anch’essi signori  tra i quattro palazzi della piazza, tra le mamme impupazzate , tra una vecchia balera di paese riadattata a locale di gran moda e un quisibeve che chiamano , con accento incerto , “lounge bar”.

I Signorotti del paesello.
E’ questa , lettore mio, una categoria di limbo, una di quelle che chi scrive fatica a rappresentare, che è confine tra serio e faceto (per la verità chi scrive intinge la penna nell’inchiostro del buffo e del paradosso).
Ecco , il “signorotto del paesello” è un mezzo signore, uno di quelli che ha i cortigiani ma non la corte, che ha il seguito ma non la pagnotta da spartire, perché le pagnotte le millanta ma ne tiene vuote le tasche. E’quel tale che “i signorotti presunti” riconoscono e ammirano e ,mercè il seguito che può vantare, è signorotto ( e non presunto) per acclamazione.
Questi provvede agli altri paesani la balera e il quisibeve e gli altri per tener le braghe alte e la parrucca sulla testa si scappellano quand’egli passa, è come quel Luigi della  Francia bella che per tenersi la corona organizza festicciole, fa costruir villini e “imbandisce” orge . Se Luigi era uno e a lungo uno rimase (perché , si sa, la Francia è più città che paese), nel paesello son tanti quelli che si contendon la corona e quando la coppa  è vuota  il cortigiano sbotta e , quanto mai inappetente, cerca altri signori che gli provveda altre balere , dove possa dire tra altri signorotti che lo manda Luigi ,sovrano squisitissimo seppur non sia di Francia.

I paesani sbagliati.
Senza saper  perché e senza saper come ,accade che taluni giovani si trovano a nascere in paese e  sin da quando la mamma gli porge il petto vien da dire :“ questi non saranno mai paesani”.Non conoscono signorotti e non aspirano a diventarlo perché gli basta d’esser di paese seppur mai si definirebbero paesani. Questi vivono con un piede nel paese e l’altro nella città , laddove la città (come altrove detto)è il paese , per vero inesistente, senza cortigiani che cercano pagnotte e sfoggiano guarnizioni  e senza signori dalle tasche vuote.
Il paese , mi direte, è dunque quello dei signorotti , delle impupazzate e dei Luigi senza Francia … no , lettore mio, è quello il paese da cui “i paesani sbagliati” tentano di fuggire(e bene fanno) perché il Paese non è un “posto” è anch’esso una categoria , frutto d’un lungo lavorio.



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