sabato 14 aprile 2012

L’aforista e Woody Allen



Aforista, apprendista, immigrato.
Non conosco altre vite che  quelle vissute lontane da qui.
Camminate notturne ascoltando le strade che raccontano storie. Mentre l’asfalto si bagna e la mente s’impregna .
Non trovi che i palmi delle tue mani nelle tasche vuote e sogni case dove dimori il tepore.
Sono aforista. La specie più abbietta di un’arte indiscussa.
Apprendista dei giorni. Apprendista di sogni. Figlio apprendista, amante apprendista, scrittore apprendista.
Immigrato nella mia città. Cerco campagne dove lasciar lavorare la mente come un negro che suda sangue.
Sono un mendicante, falso giullare, convinto accattone, rubo le storie.
Spio la gente nei bus, trovo nei loro discorsi quello che manca alle mie ore.
Vorrei perdermi in un film di Allen , vorrei dirgli “Woody ,mi presta le sue lenti?”
Perdermi per non varcare la soglia della casa non mia. Perdermi tra strade di provincia come fosse Parigi a mezzanotte e poi rincontrare Allen e dirgli “Qui ci sono le sue lenti, mi porta con sè nel suo prossimo film?”.  Lui mi risponderebbe “Certo che si” e m’accennerebbe un sorriso. Uno dei sorrisi di Woody. E io gli direi  “Sa signor Allen , lei è un tipo simpatico, vorrei essere come lei”.
Ma resto aforista,apprendista, immigrato.

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