mercoledì 11 gennaio 2012

Indignazione.

Ebbene,sappiate che vi detesto.
Vi odio con tutto me stesso.
Continuerò a farlo e vi insulterò con i peggiori improperi fino a che avrò fiato in corpo.
Non sopporto la sfacciataggine della vostro consapevole e ingiustificato disincanto.
Possiate affogare nella vostra indifferenza, rovinare nella vostra noncuranza , ridotti, un giorno, allo stesso silenzio a cui avete condotto la mia generazione.
Nei secoli dei secoli.

Amen!


Un giorno dovrò raccontare ai miei nipoti che vissi al tempo dell'indifferenza. Che la mia fu la gioventù degli inetti e che , fatta salva la pace di qualcuno, l'ultimo calcio alla Partecipazione lo demmo noi. E se loro mi chiederanno io dove ero dovrò chinare il capo e dirgli che ero lì e guardavo ma un po’ m'indignavo perché volevo che così non fosse. 
Allora vedrò la delusione nei loro occhi e non potrò che chinare di nuovo il capo e ammettere che ero complice perché chi è silente nel tempo dell'inettitudine è anche egli un inetto , anzi è il primo di essi.

-Coscienza ad orologeria e indignazione programmata. Questo fu l’ottanta per cento della mia gente, nipoti miei- Dovrò ripetergli.
E basterà che io gli dica che noi però eravamo quel venti percento rimanente? Che eravamo lì a dire , a convincere, a protestare? E se mi chiederanno perché non approfittammo del loro disincanto? ; tanto a loro andava bene tutto .
Io cosà risponderò?

Sappiate che pesa su noialtri , che ci pensiamo consapevoli delle cose del nostro tempo, il dovere più gravoso :quello di rispondere alle domande di chi verrà. 
Non basterà ripetere che fummo figli di un ventennio senza governo , che vivemmo gli anni della crisi e dell’Europa allo sbando; prima di noi vennero gli italiani della guerra e prima ancora quelli di una terra senza Nazione.

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