martedì 7 dicembre 2010

Alla mia sera

A grappoli s’aggrappano le nuvole al cielo
dolcemente cullate dal sommesso alito
d’un uggioso vespero novembrino.
Cadono, s’aggrappano e fracassano
in un dolce atono rumore le tristi foglie
dei già scarni bracci.
In un singhiozzo la luce si congeda e sovvien la sera,
che consola , conforta e cura,
culla , scuote , illumina e rabbuia.
Triste foglia cade l’animo mio naufrago:
more , vive, canta,
libera , rinchiude , stanca.
Fulminea m’ammazza.
Fulminea m’ammanta.
Fulminea sopraggiunge.
Fulminea si congeda.
Fulminea mi stanca.
Sera ,mia mia sera.
Opera morta, opera viva,
baluardo approdo, attracco,
dolce sommesso fracasso,
candida bianca ala.
Sera ,mia mia sera.
S’appanna, si spegne , scappa.
E’morta , mi lascia . La rincorro.
Ella s’avvolge, s’ammanta.
In un ultimo singhiozzo canta.
Si prendono la mia sera.
E io torno a morire.
N.M.

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