domenica 4 dicembre 2011

Discorsi da dentro. Astenersi amanti della buona lettura.

Ci sono momenti in cui ti piove dentro.
Ti senti profondamente solo. Non puoi farci niente, Stai li ad aspettare perché vorresti che succedesse qualcosa ma non succede nulla. Tu sei li con qualcosa che ti morde dentro. Succede da un momento all’altro. Un secondo prima ti senti felice , un secondo dopo oppresso.
Stai lì ed aspetti. Aspetti. Aspetti. Aspetti. Aspetti. Aspetti. Aspetti. E intanto dentro piangi.
Vorresti una parola, non una di quelle di cortesia . Una parola che colga quello che tieni dentro. Una parola che indaghi. Intanto dentro continuano a scavare. E vorresti una sedia e una stanza e un letto e stenderti e parlare parlare parlare parlare parlare . Anche per ore.
Senti che dentro stai cadendo. Matura piano. Poi esplode , da un secondo all’altro.
Vorresti piangere, sai per cosa, ma in fondo non lo sai.
Qualche cretino viene a chiederti – Oh, come va? Sicuro tutto a posto?-
E tu gli rispondi di si. Perché devi. Cosa puoi mai dirgli. La domanda è di circostanza. Lo sarà anche la risposta. E non può essere che così. Non potrebbe essere altrimenti.
Nessuno ti chiede cosa, si limitano al come. E dentro c’è un altro crollo.
Non chiederai mai. Perché sarebbe inutile. Vorrebbe dire che lì fuori nessuno capisce. Nessuno vede quel che succede lì dentro. E se nessuno capisce tanto vale crollare. Annegare. Dentro.
Ti senti galleggiare, come quando d’estate . Si , proprio come d’estate. Quando al mare c’è qualche migliaio di persone. Un casino mortale. Urla . Tutto è troppo. E ti lasci andare. Sulla superficie dell’acqua. Galleggi con le orecchie sommerse e non senti più nulla. Avverti un attimo di sereno.
E’tutto così. Tutto così maledettamente simile.
E ti chiedi perché. E non trovi risposta.
Vorresti camminare ,parlare per ore. O stare in silenzio. Non dire parola. Tanto basta respirare. Non serve parlare. Ci si capisce anche senza ma serve affinità. Serve guardarsi. Poi va da se. E inspiegabilmente ti sentiresti sereno.
Vorresti girarti e trovare un abbraccio. Forte. Che ti stringe le spalle. Le braccia. Vero.
Tanto se è di circostanza lo capisci. Perché non cambia nulla. Perché dentro sprofondi. Ancora di più. Per l’illusione . O disillusione.
Vorresti un appiglio. Non certezze, per carità.

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