martedì 29 marzo 2011

Lettera ad un amico omosessuale.


Caro Nino,
 quando le nostre famiglie si conobbero, avevamo entrambi poco più di otto anni, quando il tempo della nostra amicizia è terminato appena diciotto.
I ricordi spesso affollano la mente e mi rapiscono dalle cose del giorno, i pensieri si accompagnano ai rimorsi e si fanno assordanti. Sappi che il mio animo difficilmente troverà pace o i miei dubbi conforto. Quando l'amicizia s'era fatta fraterna t'addentrasti nella mia coscienza meglio d'ogni altro e io seppi , meglio d'ogni altro , pugnalarti con efferatezza senza che tu potessi comprendere,ascoltare,dire.
Nelle vacanze di qualche Natale fa m'avvicinasti per parlare. Io , per la verbosità mia e per la mia stupidità ti persi.
Ti vado cercando , ti cerca la mia mente , ti cerca la mia coscienza lorda , sappi perdonarla, ti prego , te lo chiedo da amico e confidente quale non sono mai stato.
Prego Iddio che possa la nobiltà del tuo animo accarezzare la tremenda stupidità dei miei pensieri.




Quando Nino aveva quindici anni si confessò a me come mai io avrei pensato che Nino potesse essere, seppe farlo con dolcezza, forse perché era Nino, forse perché aveva solo quindici anni.
Nino mi disse che un pò per gioco , un pò per ricerca dell'ebbrezza , una di quelle notti era stato con un uomo, per vero, un ragazzo poco più grande di lui. Non so come si fossero incontrati, non so come Nino lo avesse incontrato, non so perchè , mai l'ho voluto sapere.
Mi disse che s'erano baciati come si baciano due fidanzati che s'amano intensamente, con lo stesso fervore, con la stessa passione, loro però mai si erano amati e mai si sarebbero amati.
Nino era stato fidanzato , era disinibito come mai io sono stato, era capace di farsi amare.
Fu per questo , per la mia ottusità che volli convincermi che Nino era stato con un uomo solo per gioco, per divertimento...perchè era disinibito, come io mai sono stato.
Quando però le confidenze si fecero frequenti scoprì che l'occasione aveva ceduto il posto all'ordinario, a   un rapporto che io vedevo diverso, perchè la mia mente, avvinghiata da stupidi luoghi comuni, da sempre schiavizzata dall'attrazione per la categorizzazione, non accettava l'attrazione che Nino provava per l'altro uomo.
Qualche anno dopo incontrò un ragazzo che diceva d'amare come mai avrebbe pensato d'essere capace di fare, sapevo che lui non mentiva, non sapeva mentire, avevo la terribile paura di dovergli credere.
Si amavano, il loro amore si faceva carnale , come ogni amore pieno, si faceva sesso; non comprenderà mai il lettore il ribrezzo che oggi provo per le sensazioni terribili che percorrevano il mio animo, fui schiavo dell'apparenza , del buon nome, dei pensieri degli altri, consigliai , ordinai a Nino di rinchiudere sotto le parole delle sue confessioni la sua vita,perché nessuno sapesse.
Perché lo feci? Non lo so.
Per timore.
Per vergogna che si dicesse che ero stato amico di Uno che era diventato diverso.
Nino continuò ad amare quel ragazzo , continuò a fare all’amore con lui, io non gli rivolsi più la parola. Da quel giorno la mia dignità è morta, è morta la vita vera, sono diventato un povero fantasma ,la mia coscienza si è ridotta a sgualdrina d’una morale inesistente, serva e puttana, nata dalla stupida mente di chi si pensa nel giusto, perché dicono sia giusto, perché vogliono far credere che sia giusto, perché noi lo crediamo, io l’ho creduto, anzi ho voluto.
Ormai è trascorso un anno da quando Nino , per l’ultima volta, mi ha chiamato. Volle incontrarmi. Io accettai. Temendo non so cosa lo raggiunsi, m’aspettavo un Nino diverso, per un insano e perverso modo di pensare. Nino era rimasto uguale, io invece ero terribilmente cambiato.
Non uno sguardo, non una parola, non un saluto.
-          Ho detto di me – mi disse, - l’ho detto a mio padre, m’ha cacciato, sono solo, aiutami-
-          No- gli risposi.
Scappai.
Nelle notti di solitudine quel no , oggi, affligge i miei sonni. Ritorna nei pensieri d’ogni giorno, come un fantasma, come quel fantasma che sono diventato.
Qualche giorno fa ho avuto notizia di Nino e i miei fantasmi si sono fatti carne. Sono diventati la mia condanna.
-          Ricordi quel tuo amico?... bhe ora fa la puttana , gli danno quattro soldi e campa così… di notte, poveraccio-
Ancora una volta ho voltato le spalle e sono corso via ma ora so che se il Nino che non volli conoscere è morto , la colpa è della mia coscienza e  dei miei fantasmi.
Il mio No l’ha ammazzato. La mia coscienza l’ha seppellito.

P.S. Non tenti morbosamente il lettore di cercare il vero oltre la lettera, la scrittura è scrittura e ciò che di vero c’è rimanga custodito dal racconto.

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