Tra
la cupola della Chiesa e il Bar della Piazza, di norma, non accadono grandi
rivoluzioni.
A
memoria ricordo le Domeniche in cui, qui come in tutti i Comuni della Nazione
dei mille campanili, quella che qualcuno chiama “la politica di paese” salta in
scena, talora goffa e detestabile, ma
nutrita della concretezza e del pragmatismo che spesso manca a chi si riunisce
in ben altre Bouvette.
Eppure
l’altra sera una piccola-grande rivoluzione si è consumata e ha scombinato,
dirò per darmi un’aria da consumato redattore che non sono, il gioco della Dama
(quello degli scacchi sarebbe troppo): l’altra sera Gianluca ha presentato la
sua candidatura.
Vedete,
ho una certa consuetudine con la sede del PD in occasione delle riunioni dei
Giovani Democratici e mai, come l’altra sera, l’ho vista così affollata,
vibrante, emozionata. Ho scritto che Gianluca ha fatto il botto: di questo si
tratta. Non c’erano solo ventenni in quella sede, non c’erano i tesserati a “pacchetto
tutto compreso”, non c’erano le truppe e neppure cammelli, non c’era la
settantenne costretta a forza per fare numero.
Ho
visto decine di donne e uomini appassionati, persone che quella porta l’hanno
varcata per la prima volta e che mai avrebbero pensato di farlo per l’acrimonia
che, a ragione, sta avvelenando gli abitanti di questa terra. E la colpa è
tutta di una classe dirigente che, specie a San Sebastiano, ha saputo per anni
votarsi solo ad un evergetismo sconclusionato, senza neppure avere la
lungimiranza degli Imperatori romani.
Non
intendo fare il panegirico di Gianluca e penso, a differenza di Wilde, che per
dirci la verità non abbiamo bisogno di maschere e delle finte cortesie a cui
siamo troppo usi da queste parti, quindi diciamocelo: la verità è che un
ventisettenne ha finalmente messo la politica al centro.
Gianluca
ha parlato di ecologia, di fondi europei, dell'attrattività di una città con
mille anomalie e altrettante potenzialità. Con cognizione ha avuto lo sfacciato
coraggio di parlare di Amministrazione trasparente. Lo ha fatto con competenza
e serietà.
A
qualcuno sembrerà strano che in questa sede io citi Margaret Thatcher ma trovo una
sua considerazione illuminante. Ne “Gli anni di Downing Street”, il primo
ministro conservatore scrisse che buona parte dei politici italiani: “vede la
politica come un […] vasto e complesso scenario di manovre di parata per
eserciti che non si sarebbero mai impegnati in combattimento, ma avrebbero
invece dichiarato vittoria, capitolazione o compromesso a seconda di ciò che
dettava loro la forza apparente, per poi collaborare nel vero e proprio affare
di dividersi le spoglie”.
Gianluca
ha saputo scardinare le manovre di parata che qui, come altrove, hanno sempre
avuto la meglio, ha deciso di impegnarsi davvero nel “combattimento”, per dirla
con Maggie.
Da
ora la vittoria e la capitolazione si giocano sulle idee, sulla politica (quella
vera) e sui programmi, non ci saranno spoglie da dividersi e clientes da ripagare.
Quella
di Gianluca è già una rivoluzione.
Chapeau.
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