La
celebre foto in bianco e nero fu scattata la mattina del 6 Gennaio 1980, a
Palermo, in Via Libertà. Piersanti, morente, per metà fuori dalla Fiat 132,
sorretto dalla moglie e dal fratello Sergio.
Otto
colpi uccisero un Presidente rivoluzionario che aveva, con coraggio e dedizione,
intrapreso un’opera di riforma delle complesse architetture amministrative siciliane.
Era stato a Cinisi, dopo la morte di Impastato, per annunciare alla mafia una
lotta senza quartiere.
Ieri,
il Presidente del Consiglio, l’ha definito un congiunto del Presidente della Repubblica. Un congiunto. Il Presidente-Professore deve aver confuso il Parlamento
con un’ aula universitaria e i parlamentari con un numeroso gruppo di più o
meno devoti studenti. Il Professore, che appare poco abituato alla
manifestazione del dissenso, pensava che l’espediente formale l’avrebbe cavato
d’impaccio, risolvendo il riferimento a Piersanti Mattarella nella forma della
citazione di un caso giudiziario, così come avrebbe fatto in una delle sue
lezioni. Evidentemente, al Presidente-Professore sfugge la grave differenza che
corre tra l’altissima funzione di servitore dello Stato cui è stato chiamato e
quella di Professore che ha una vocazione del tutto diversa.
La
cadenza e l’impostazione professorale non possono truccare l’oblio, avallando l’idea che si trattasse di
una morte qualsiasi. Caso di scuola per caso di scuola: se fosse capitato ad
uno straniero, ignaro delle vicende di quel periodo terribile, di ascoltare quelle
parole, avrebbe potuto immaginare che il Professore-Presidente stesse
condannando il vilipendio di una morte qualsiasi. Voglio fingermi certo della
buona fede del Presidente del Consiglio ma quand’anche si trattasse di una
dimenticanza non sarebbe scusabile da parte dell’uomo più potente (?) d’Italia.
Nessuno
parla a nome del popolo, bensì a nome dell’istituzione che pro tempore è legittimato a rappresentare, in virtù di una
sovranità che il popolo esercita, entro i limiti ed entro le forme della
Costituzione. Sia meno spocchioso Presidente e come le ha suggerito qualcuno,
studi!
Il
sedicente Governo del cambiamento pecca di tanta presunzione che, mista all’ignoranza
che semina e cavalca con maestria, produce effetti disgustosi. Non esistono
palingenesi nello Stato di diritto, nessuno è il fondatore dell’anno zero che
tutto cancella: la Repubblica è perpetua, ha un passato e un futuro. E in quel
passato c’è il sacrificio di Piersanti Mattarella.
Quella
mattina del 6 Gennaio, il Professore siciliano reggeva il corpo del fratello
morente, ucciso dalla mafia, quasi a raccoglierne l’eredità, ignaro del peso
che molti anni più tardi avrebbe sostenuto, incarnando dell’Italia la più alta
magistratura.
Quell’uomo,
che un Presidente spocchioso ha definito il congiunto,
si chiamava Piersanti Mattarella!