Si prendano le parole, le si sposti e le si rimetta a posto, così il lettore comprenderà ciò che la mia penna vuol far intendere.
Per poco non mi sedevo sulla faccia allampanata del “Ligabue de noantri”, povero il mio sedere!
Un tale Raffaello Migliaccio , al secolo “Raffaello” , cantante neomelodico, arrestato per una caterva di reati. Il quotidiano metteva la notizia in prima pagina nei giorni caldi della manovra finanziaria e del Lodo Mondadori, il lettore doveva essere informato, il pluralismo andava garantito… e io che per poco ho temuto che quel tale neomelodico fosse diventato ministro! (la nomina di un ministro merita il gran titolo , foto e un ricco editoriale)… lettore mio , di questi tempi ogni timore è causa d’affanno!
Ho spostato dolcemente il quotidiano , voltato la carta stampata per evitare ulteriori spasimi e finalmente le mie terga hanno trovato riposo sullo scomodo sedile del bus che dal mio paesello di Provincia conduce alla metropoli. Faccio per aprire un libricino quando…
-S’hann arrubbat a Garibald!-
Una voce roca proveniente da un angolo del pullman fende i miei pensieri. Penso: s’hann arrubbat a Garibald!? Faccio fatica a trovare un significato plausibile per queste quattro parole.
Mi volto. Un vecchio scafandro , fasciato di nero , giace infagottato sull’ultimo sedile del veicolo.
Come sono solito fare , per fissare i pensieri o focalizzare le immagini, socchiudo gli occhi quel tanto che basta per evitare la luce e raggiungere la figura. Con mia sorpresa scopro che si tratta di un essere animato, sembra un uomo, anzi lo è! Pardon è una donna!
La fisicità non l’aiuta e se dovessimo curarci di quel che Lombroso va cianciando andrebbe classificata come “soggetto ad alta pericolosità criminale”. A me pare una poco graziosa fanciulla, costretta in un paio di leggins neri peggio della pece e una t-shirt un po’ allargata su cui campeggia la Monroe che , ahi lei, ha preso qualche chilo.
Insomma , lettore mio, a suo dire qualcuno avrebbe rapito Garibaldi, non quello in carne ed ossa per carità!, pace all’anima sua, ma la vecchia e annerita statua che si inerpica tra i palazzi , i marciapiedi e gli affollati tram dell’omonima piazza. Dice che l’hanno portata via in elicottero, l’altro ieri o l’altro ancora.
– Ma qual apparecchio ? So benut co na camionetta a sej rote-
E’la frase stizzita e quasi indispettita di una vecchia signora che sostiene animatamente la sua tesi , adduce prove come fosse davanti ad un pubblico ministero , ottiene l’approvazione di tre o quattro comari del sedile retrostante. E’soddisfatta ,anzi inorgoglita.
- Chill De Magisttriììs s’ha vo mettere a piazza Municipio! , annanz e funtanell!-
Un vecchio sulla sessantina, vestito di tutto punto, con una dentiera curatissima e un fazzoletto candido che svetta dal taschino e per questo rispettabilissimo agli occhi dei miei compagni di viaggio , con la sua frase porta lo scompiglio.
Improperi da ogni parte si alzano contro il neoeletto sindaco, lo scafandro nell’angolo pronuncia con il ritmo d’una mitragliatrice parole a me incomprensibili, le cinque comari si torcono sui sedili troppo piccoli per cotante corporature, schiamazzi, urla , tre o quattro “Maronne” e “San Gennaro” invocati da ogni dove. E’il caos. La guerra civile.
Poi però le porte si aprono , il caldo afoso di metà Luglio invade l’ambiente , le comari si accalcano, Merylin si fa strada e il vecchio impettito scende per ultimo, l’assemblea clandestina è presto sciolta. I propositi rivoluzionari sono presto sopiti, i capopopolo si perdono per le strade di Napoli.
Sono sul lastricato della Piazza , cerco l’eroe dei due Mondi , non ne scorgo la sagoma imponente e neppure il basamento in pietra, temo il peggio . Al suo posto si erge un enorme scatolone bianco, sembra una vecchia ciminiera piazzata nel bel mezzo della Città . Sono incazzato nero.
I Capopopolo tenevano ragione e io l’ho sberleffati! Possa punirmi Iddio! non potevo immaginare, questo Giggino non me lo doveva fare!
Non faccio in tempo a prendere un altro bus che intorno alla “ciminiera” prende vita un mercato improvvisato, si accalcano decine di stranieri , in gran parte marocchini , tunisini , arabi , donne e uomini dell’est. Su valigie di cartone, vecchi teli consumati, sporche scatole di latta , sull’asfalto ormai rovente è esposta ( mi passi il lettore questa forzatura) merce d’ogni specie. Vecchie scarpe, orologi senza cinturino , calzini consumati, biro e sporchi portapenne, gonne e pantaloni di seconda mano , monili e trucchi usati. Un mercato apparecchiato sull’asfalto di Piazza Garibaldi per qualche quarto d’ora, un mercato di disperati, dove non c’è la logica di scambio, dove si vende quel che si può , dove tutto puzza , tutto sa di strada, tutto è lordo.
Non mi stupisco. In quell’ alveare cittadino tutto è lecito , tutto è consuetudine e anche questo passa inosservato ai quattro vigili della piazza.
Ma un sussulto mi scuote quando intravedo, dietro un albero, mezzo rinsecchito, una donna sulla cinquantina litigare animatamente con un venditore forse arabo. Il motivo del contendere a quanto pare è il prezzo della merce.
Non posso crederci! Qua il mondo va capovolgendosi! , urla qualcuno dentro la mia mente.
Quella signora l’ho vista tre giorni prima in un’antica chocolaterie del Vomero , vestita di tutto punto , con un tailleurino di Chanel che , con la boccuccia a “culo di gallina”, sciorinava a manca e a destra tutto il suo sapere, facendo vanto delle abilità acquisite in una famosa pasticceria di Montmarte in quel di Francia, dove aveva soggiornato per tre anni sulle spalle del marito.
Era uscita dal negozietto con bon bon e praline d’ogni sorta, tenendo nell’altra mano tre buste d’un ricamificio fiorentino. Possa Iddio fulminarmi se non era lei!
Quella vecchia instupidita dal liquore dei mon cherì che mangiava con tanta foga , era lì , nel mezzo della piazza infuocata dall’impietoso caldo estivo e ,grondante in ogni dove ,giocava al ribasso sul prezzo d’un paio d’orecchini finto oro con quel poveraccio venuto da chissà quale inferno.
Mi sento inebetito, vado barcollando, tastoni cerco l’uscita del bus , scendo.
Mi ritrovo nell’atrio della Facoltà .Che cazzo di freddo! Stramaledetti condizionatori.
Mi aggrappo alla porta dell’aula , il prof. è già in cattedra.
- Terribili vicissitudini stanno interessando la nostra giurisdizione, le peggiori che Io nella mia consumata carriera abbia mai vissuto!-
Povero vecchio ! Dovrebbe saperlo che lì fuori è l’inizio della fine. Altro che giurisdizione, qualcuno dovrebbe dirgli che il cantante Raffaello è diventato un gran ministro, le sciurette vomeresi fanno compere davanti alla stazione appellandosi alla clemenza di quattro disperati per avere un po’ di sconto.
Lui però continua.
Insiste sulle forzature al nostro sistema , le riforme insostenibili, vogliono persino abolire gli ordini!
- Queste sono ruberie belle e buone ! – esclama.
Io d’istinto, sento ribollire quel po’ di sangue che m’è rimasto, m’arrampico sulla sedia ,m’ alzo con violenza e prendo la parola.
- Professò ! Ma quali ruberie e ruberie! Ma vuje o’ sapite che la for s’hann arrubbat a Garibaldi!-
Il silenzio scende nell’aula. Per qualche secondo , solo il gelo dei condizionatori. Poi una sonora risata.
Questa è Napoli. O almeno quella di chi scrive.
P.S. Non tema il lettore , la statua dell’ Eroe Garibaldi è ancora lì , impacchettata per i restauri , nessuno l’ha portata via. Grandi aerei e imponenti mezzi di locomozione esistono solo nella fantasia dei Napoletani, come dalla mia fantasia provengono alcune, e solo alcune, delle vicende qui narrate.
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