Ero
seduto in fondo, dietro le ultime sedie di una platea folta e animata quando,
tre mesi fa, Gianluca dichiarò di volersi candidare. Seguì un applauso
immediato e sincero.
Una sera tarda di
qualche giorno dopo ci ritrovammo al tavolino di un bar, eravamo lontani da
orecchie indiscrete, lontani abbastanza per poter parlare con animo sincero.
Quella sera, quasi notte, chiesi a Gianluca di pensare ad un passo indietro.
Era la scelta più sicura, senza insidie, meno tormentata: Gianluca avrebbe
potuto, come del resto è consuetudine, sponsorizzare uno degli altri candidati
e poi, politicamente parlando, chiedere i dividendi del suo endorsement.
Gianluca mi guardò
e mi disse: “No, voglio provarci”.
Quella sera di tre
mesi fa abbiamo iniziato a correre.
E’ stata una corsa
difficile: giorno per giorno, casa per casa, strada per strada un gruppo di
giovani e meno giovani hanno costruito una proposta credibile dove tutto
sembrava deserto, dove la politica aveva smesso di bussare per dare risposte.
Parliamoci chiaro:
non era facile, non è stato facile e oggi, a tre giorni dalle primarie, per
amore di verità è il caso di dirsi le cose francamente.
Non intendo venire
meno ai valori del Partito Democratico e allo spirito che anima le Primarie, ciò
che in questa sede scrivo non compromette dunque né la stima né il rispetto
che, non solo pro forma, nutro per
gli altri candidati. Il fatto è questo: chi intende cambiare rotta, chi cerca
un’amministrazione moderna, chi ha a cuore la trasparenza e l’onestà non può
che votare Gianluca.
La nostra città ha
vissuto, non molti mesi fa, uno dei suoi momenti più bui. L’individualismo e,
se volete, un leaderismo sconclusionato ha compromesso una storia lunga mezzo
secolo fatta di buone prassi ma macchiata, sovente, da personalismi e
clientelismi. Il naufragio dell’ultima esperienza amministrativa ha provocato
un affastellarsi confuso di reazioni e colpi di coda; in quelle circostanze
Gianluca ha avuto coraggio, ha riconosciuto gli errori e, in quella tempesta
politica, ha saputo rialzarsi consapevole che le sue battaglie, le nostre
battaglie, andavano portate a termine.
E’ in malafede
chi asserisce che da quella Amministrazione non sarebbe nato nulla, è in malafede chi ritiene che Gianluca reo di averne fatto parte non può produrre nulla
di politicamente credibile, è in malafede chi lo addita come l’ultimo scampolo
di una generazione inconcludente e bugiarda. E’ in malafede perché non ha a
cuore nulla se non il caos, la distruzione in cui il più populista ha la
meglio. Tuttavia nel caos non ci si siede che sulle macerie.
La politica senza
pragmatismo naufraga nella speculazione, per intenderci, nelle chiacchiere
barocche di chi non ha nulla da fare; chi fa politica deve sporcarsi le mani e rigenerarsi
dalle esperienze andate male, se non lo fa vuol dire che non ha mai sottoposto
la teoria (le chiacchiere di cui sopra) alla verifica pratica, in una frase:
non ha mai fatto politica. Ecco, questa è la storia di Gianluca.
Gianluca è il
cambiamento, fatevene una ragione.
Altrove non c’è la
sua conoscenza profonda dell’amministrazione e delle dinamiche, tutte
strutturate in ambito europeo, in cui essa deve muoversi; altrove non c’è la
sua limpida e libera consapevolezza che bisogna lavorare senza padrini; altrove
non c’è la possibilità di un riscatto politico e generazionale insieme; altrove
non si vince. Tuttavia, per dirla con Sorrentino: “Altrove c’è l’altrove, io non mi
occupo dell’altrove”.
Domenica, dunque, a meno che non vogliate chiedere al piromane di spegnere l'incendio, non possiamo che votare Gianluca Sannino.
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