È
l’ora di un fronte repubblicano. È l’ora in cui vibra l’imperativo di
rassemblare le forze progressiste ed europeiste del nostro Paese per proteggere la Repubblica
ed il posto dell’Italia in Europa e nel mondo. È l’ora di lasciarsi alle spalle
ogni divisione, è l’ora di fare un balzo in avanti, superare le vecchie
alchimie su cui giganteggia un tempo tutto nuovo.
Il
Partito Democratico ha il dovere di collocarsi in una formazione ampia, la più
ampia, che sottragga peso ai simboli malamente identificati per darne alla
difesa dei valori dell’integrazione europea che vedono nel nostro Paese un
protagonista indispensabile. È l’ora di superare questo PD, intuizione
straordinaria e modernissima, ma non più in grado da solo di contrapporsi al
vento che spira fortissimo dall’altro lato. Per uno che milita in questo
partito da anni è difficile da metabolizzare ed esternare ma la spinta propulsiva
e innovatrice del Partito Democratico, per come lo conosciamo, si è pressoché esaurita.
È
l’ora di dare l’ultima mandata alle porte del novecento, prima di restare
chiusi dentro. Non credo sia una “questione di nomi” (intendo nome del Partito,
per carità) come si usa dire, potrebbe esserlo ma al momento non so dirlo, ciò
che credo per certo è che la visione europeista, la via del tempo nuovo che ci
attende non possa essere spianata con i mezzi usati sinora. Non basta chiudere
le finestre difronte all’uragano che arriva, sperando che non ti spazzi via la
casa. È necessario costruire una casa più grande e più solida.
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