Quando di notte l’uomo dorme nasce la storia,
m’affacciai alla finestra
vidi il suo spirito correre sulle gambe delle donne,
sentii il suo profumo tra i banchi del mercato,
lì dove la cannella ti sporca le mani.
L’ascoltai discutere alla luce di un lume,
l’ammirai affacciarsi ai balconi, salutare.
Ne sfiorai da vicino la carne tra quattro o cinque bidoni di fuoco,
la vidi seduta che piangeva d’un figlio, madre vecchia,
vedova d’un marito traditore.
Era stesa , non lontana da un motorino , senza più respirare,
senza più piangere, senza più gridare.
Vidi la Storia sulle mani d’un bambino, d’un contadino,
d’una maestra, la vidi nel ventre d’una madre.
La respirai nel sudore delle piazze, nel profumo delle sgualdrine,
nella puzza del sangue d’un morto morto ammazzato.
La vidi con la cravatta di Borsellino e di Falcone, con in bocca il sigaro
di Churchill , mi sorrideva al fianco di Mandela ,
teneva la voce di Luther King , e i capelli
erano quelli acconciati della Thatcher.
Non aveva un volto , ma mille ombre , che camminavano, urlavano e parlavano,
parlavano, parlavano, parlavano…
Faceva freddo, chiusi la finestra, ma la poltrona pungeva
m’alzai
e
alla televisione
vidi la Storia morire,
la vidi rantolare ai piedi degli uomini che cercano il potere ,
strozzata dalle puttanate di chi vuole il consenso o la gloria,
soffocare per mano di quelli che cercano tangenti,
la vidi morire con l’operaio che cade dal cemento appena seccato,
la vidi morire con la donna violentata, giaceva stesa sulla terra dei parchi dove
di notte i ventenni si bucano, e la vidi per l’ultima volta nelle camere da letto
dove
i potenti
decidono.
Poi mi risedetti , chiusi gli occhi, m’addormentai.
E di notte , mentre io dormivo la Storia, ferita e sporca, si sollevò
di nuovo sulle gambe degli uomini e delle donne,
perché è di notte che la storia nasce
quando gli uomini cattivi dormono.
m’affacciai alla finestra
vidi il suo spirito correre sulle gambe delle donne,
sentii il suo profumo tra i banchi del mercato,
lì dove la cannella ti sporca le mani.
L’ascoltai discutere alla luce di un lume,
l’ammirai affacciarsi ai balconi, salutare.
Ne sfiorai da vicino la carne tra quattro o cinque bidoni di fuoco,
la vidi seduta che piangeva d’un figlio, madre vecchia,
vedova d’un marito traditore.
Era stesa , non lontana da un motorino , senza più respirare,
senza più piangere, senza più gridare.
Vidi la Storia sulle mani d’un bambino, d’un contadino,
d’una maestra, la vidi nel ventre d’una madre.
La respirai nel sudore delle piazze, nel profumo delle sgualdrine,
nella puzza del sangue d’un morto morto ammazzato.
La vidi con la cravatta di Borsellino e di Falcone, con in bocca il sigaro
di Churchill , mi sorrideva al fianco di Mandela ,
teneva la voce di Luther King , e i capelli
erano quelli acconciati della Thatcher.
Non aveva un volto , ma mille ombre , che camminavano, urlavano e parlavano,
parlavano, parlavano, parlavano…
Faceva freddo, chiusi la finestra, ma la poltrona pungeva
m’alzai
e
alla televisione
vidi la Storia morire,
la vidi rantolare ai piedi degli uomini che cercano il potere ,
strozzata dalle puttanate di chi vuole il consenso o la gloria,
soffocare per mano di quelli che cercano tangenti,
la vidi morire con l’operaio che cade dal cemento appena seccato,
la vidi morire con la donna violentata, giaceva stesa sulla terra dei parchi dove
di notte i ventenni si bucano, e la vidi per l’ultima volta nelle camere da letto
dove
i potenti
decidono.
Poi mi risedetti , chiusi gli occhi, m’addormentai.
E di notte , mentre io dormivo la Storia, ferita e sporca, si sollevò
di nuovo sulle gambe degli uomini e delle donne,
perché è di notte che la storia nasce
quando gli uomini cattivi dormono.
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