giovedì 9 dicembre 2010

Piacere.

Mi sono cercato nei boschi,
sotto i pini e sotto gli arbusti
sotto i ponti e le gambe di sporche coscienze,
tra le doppie vite dell’uomo che non ha coraggio,
che cerca piacere e null’altro.

Mi persi e tornai al mondo,
dopo il finto sublime
l’abietto,
dopo la misteriosa libido
il dolore,
ora l’ultimo pensiero è timore.

E’speranza d’un sogno che ammali,ch’avvolga, che sani.
Che trovi quel tempo che stato,
amato , voluto, cercato
Or  gravido è rimasto il ventre,
senza nascituro che l’abiti,
gravato da vecchi piaceri,
nutrito dalle speranze di ieri.

Ma presto ritorno nei boschi e vado cercando
tra braccia che credo vicine
voluttà senza timori,
assoluzioni di vecchi rancori.
Vedo l’animo abietto affogare in un pozzo lontano,
piange  come un bambino
a cui madre abbia sottratto la mano.

Ora riposo nel letto
la notte scende solenne,silente,saccente,
avara compagna dell’uomo,
bisbiglia, sussurra, m’affanna,
materna al petto mi stringe
…và e corri lontano
all’uomo nel pozzo tendi la mano.

Il pianto solca le carni
terge e chiede perdono
bagna le labbra che seno materno appella
mi ricaccia dentro una culla.

D’un ultimo anelito
della notte il sogno
con la sua eco
invade il giorno.
Ora son desto.

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